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Estratto da:
1945-1995 PER NON DIMENTICARE

L'attività clandestina a Bolzano
(dalla pubblicazione "PERCHÉ?", edita nel 1946 a Bolzano dall'A.N.P.I.
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
)

La sigla C.L.N. - Comitato di Liberazione Nazionale - non era, nei giorni di settembre 1943 nota tra noi, ma il suo spirito, la necessità della sua funzione erano diffusi e profondamente sentiti...
Cominciò così a formarsi a Bolzano e in Alto Adige, per opera dei contatti esterni e del movimento locale, la necessaria chiarificazione politica, l'inquadramento degli italiani dell'Alto Adige nella lotta di tutto il Paese, l'inquadramento nel C.L.N. - Organo eccezionale di governo, nato dal movimento spontaneo e dalle aspirazioni profonde della popolazione, il C.L.N. fu istintivamente riconosciuto l'unico organo atto per indirizzare, coordinare le volontà individuali e dare corpo alle idealità comuni, dovunque sorse.
Non mancò a Bolzano anche un tentativo di organizzazione neofascista, non ufficialmente autorizzato, ma sopportato e perfino sottomano agevolato dalle autorità naziste. Queste velleità neofasciste, nella loro effimera e miserabile vita, assunsero e mantennero un tono equivoco per tutto il periodo dell'occupazione. Quei pochi uomini, screditati presso tutta la popolazione per il loro passato e per l'impopolarità dei loro intenti, giocarono tutte le possibili carte, compresa quella del nazionalismo contro gli stessi nazisti... Anche approcci con gli uomini del C.L.N. tentarono, sfruttando il diversivo nazionalista. Ma, come ben sapeva il maggiore Schiffer (capo della Gestapo a Bolzano - ndr.) che sorvegliava le mosse fasciste da vicino, ogni contatto con loro venne categoricamente rifiutato perché vergognoso. Il dottor Longon, per delega del C.L.N. fece loro giungere il più reciso dei rifiuti.
Un contatto che venne invece lungamente, fiduciosamente e fraterna- mente perseguito, fu quello con i sudtirolesi. Nella primavera del 1944 un manifesto bilingue recante un appello alla popolazione sudtirolese, venne diffuso anche nell'ambiente italiano - specialmente tra i lavora- tori della zona industriale - per portare una prima necessaria chiarificazione fra i gruppi etnici. Un amico sudtirolese di Caldaro ne fece la traduzione in lingua tedesca.
Più tardi Paolo (presumibilmente Ferdinando Visco Gilardi - ndr.) riuscì a procurare a Longon il contatto con esponenti sudtirolesi (certamente con Erich Amonn e forse anche con Hans Egarter - ndr.) che doveva concretarsi con la loro entrata nel C.L.N.
Il fatale arresto del C.L.N. nel dicembre impedì che si cominciasse quella disinteressata collaborazione che superando ogni dannoso sentimento nazionalistico fu costante aspirazione degli uomini del C.L.N. clandestino.
La raccolta delle notizie militari che venivano trasmesse agli alleati era imperniata su quattro reti con tre missioni radio operanti in zona.
Anche il lavoro propagandistico fu intenso. Corrieri con la stampa clandestina andavano e venivano fra Bolzano e gli altri centri dell’Italia settentrionale, con pacchi di giornali, di volantini, con le pericolose direttive. Con l’apertura del campo di concentramento di Bolzano numerosissimi furono i partigiani e i dirigenti politici salvati dal C.L.N. di Bolzano.
Il lavoro del C.L.N. in queste tre principali branche, politica, militare e di soccorso, non ha mai subito soste. Fino a che i rappresentanti dei partiti antifascisti pagarono il loro contributo alla Gestapo.